Ferrata Tridentina, Colfosco (BZ)

Luogo di partenza ed arrivoParcheggio alcuni tornanti dopo al passo Gardena in
direzione Colfosco (BZ)
Distanza6.80km circa
Dislivello720mt l’intera escursione di cui circa 400mt per la ferrata
Tempi15min, dal parcheggio al primo attacco della ferrata;
3:00 ore circa dal primo attacco al rifugio Franco Cavazza al Pisciadù;
1:40 ora circa dal rifugio al parcheggio.
Quota massima2587mt al rifugio Franco Cavazza al Pisciadù
DifficoltàMedia, la maggiore difficoltà è evitabile (vedi descrizione sotto)
Data escursione18/06/2022

Come raggiungerla e breve descrizione itinerario:

Dal passo Gardena si scende in direzione Colfosco (BZ) per alcuni tornanti; alla destra di uno di essi, si trova un piazzale ghiaiato (ingresso di una cava) usato come parcheggio (1950mt). E’ presente anche una grande insegna che richiama la ferrata della Brigata Tridentina.

Dal parcheggio al primo attacco della ferrata si sale per circa 15min su facile sentiero.
Il primo corto pezzo di ferrata non presenta alcuna difficoltà; inizialmente si procede abbastanza orizzontali, poi sono presenti due tratti un po’ esposti molto inclinati ma mai completamente verticali sui quali, sebbene bisogna fare attenzione in quanto potrebbero essere umidi e scivolosi, c’è sempre abbondanza di appigli naturali o artificiali (gradini, staffe).

Finita questa prima parte, ci si reimmette su un facile sentiero, proveniente dal passo Gardena, con alcuni sali e scendi fino al secondo attacco della ferrata.

Anche questo tratto non presenta difficoltà, si sale in tratti obliqui molto suggestivi e panoramici, mai troppo esposti tranne un breve passaggio; sempre presenti molti appigli naturali ed alcuni aiuti artificiali; si arriva al lato destro della cascata del rio Pisciadù in cui è possibile staccarsi dalla ferrata, riposare, mangiare ed avvicinarsi alla cascata per fare foto (il rio Pisciadù nasce dall’omonimo lago vicino al rifugio che si raggiunge finita la ferrata). La ferrata ora sale con tratti di maggiore verticalità ed esposizione ma sempre abbastanza facili e con ottimi e numerosi appigli naturali. Segue un tratto praticamente pianeggiante dove la fune serve più che altro per sicurezza.
Iniziano due tratti più esposti e leggermente più impegnativi, ma sempre con ottimi appigli, fino a raggiungere un bivio in cui, andando a sinistra, si prende l’unica via di fuga che fa evitare l’ultimo tratto, il più impegnativo.

Andando a sinistra (in lontananza si vede un grande cartello bianco con la scritta “Easy climbing”, almeno nel giugno 2022), si sale un ripido pendìo fino al pianoro del rifugio; questo era il vecchio tracciato per raggiungere il rifugio prima che venisse costruito il tratto di ferrata che risale a destra in direzione della Torre Exner. E’ consigliabile a chi dovesse essere stanco e non se la sente di affrontare l’ultimo tratto della Tridentina che risulta essere il più difficile.

Andando a destra si sale subito in verticale con un po’ di impegno raggiungendo in poco tempo gradini metallici; altro breve tratto verticale che porta ad una strettoia nella roccia dove bisogna cercare gli appigli giusti per avanzare senza far troppa forza con le braccia (in questo unico punto, essendo alto solo 1.65mt, col braccio destro ho fatto fatica a staccare il moschettone ed a raggiungere il successivo traverso per riattaccarlo… sono stato costretto a mettermi in punta di piedi, scivolando, rimanendo pertanto attaccato di forza solo con il braccio sinistro alla fune). Si attraversa poi sulla destra, usando appoggi artificiali, per raggiugere una prima scala che apre la visuale sul rifugio Cavazza sovrastato dal Sass da Lec. Sulla sinistra dei gradini salgono in verticale, dopo alcune rocce si aggira una sporgenza e ci si ritrova di fronte al ponte che attraversa l’abisso tra la Torre Exner ed il tratto di parete verticale del massiccio, ultimo facile passaggio attrezzato. 

La Tridentina finisce e tramite facile sentiero si raggiunge il rifugio Franco Cavazza al Pisciadù (2587mt) ed il vicino laghetto.

Per la discesa esistono due sentieri:

  • il 666 che scende per la Val Setus inizialmente per gradoni attrezzati poi per ripido canalone ghiaioso a tornanti in cui potrebbe essere presente neve e pertanto bisogna prestare attenzione a non scivolare. Verso la fine diventa sentiero a tornanti sempre più facile fino al parcheggio.
  • il 667, più lungo, meno ripido, che purtroppo non ho fatto ma gente del luogo mi ha riferito essere più bello, meno noioso e meno “spacca gambe” del 666.


Periodo consigliato:

Ferrata molto famosa per la sua bellezza e media difficoltà, di conseguenza molto frequentata (é praticamente un classico per la zona); è sconsigliabile percorrerla nei periodi di alto turismo in quanto potrebbe essere sovraffollata e piena di “ingorghi”. Essendo praticamente tutta al sole, è meglio percorrerla di mattina.


Traccia GPS:

Cartina
Altimetria

Alcune foto:

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